Rassegna nell'ambito della programmazione di Cinema. Festa internazionale di Roma 2006

a cura del Circolo Gianni Bosio

 

 

UN’ITALIA CHE SEMBRA TANTE ITALIE

Casa della memoria e della storia - Presentazione video C'era una volta in Italia / Recensione C’ERA UNA VOLTA IN ITALIA. Casa della memoria e della Storia C'era una volta in Italia.19 documentari italiani d'autore 1957 -1967 Diciannove documentari italiani d’autore 1957 – 1967.

 

     Si leva  mesto il canto di Giovanna Marini, nel lacerante Lamento in morte di Pier Paolo Pasolini. Testimonianza d’una mancanza, che introduce alle immagini filmate, alle parole stesse del poeta ( recitate da G.M.Tognazzi e S. O. Garello). Una vigile, inquieta, girovaga presenza che guida nell’Italia del boom economico tra sradicamento e urbanizzazione, costumi che cambiano e realtà che sopravvivono, in un’intricata mappa di riti, tradizioni, fabbriche, lande desolate, abbandoni, lotte alla ricerca di dignità. Un’Italia che sembra tante Italie: era solo in embrione il potenziale unificante e omologante della TV , denunciato da Pasolini.

     Cortometraggi sconosciuti ai più, come lo sguardo che su quelle realtà si è interrogato. Paritario, rispettoso, sottrae veli aggiungendo conoscenza a piccoli-grandi momenti di vita, con onestà e lirico realismo. Impatto che segna la memoria.

Dal baluginante andirivieni di navi, estranea cornice allo scorrere della vita degli  abitanti di Suez in Canale di Bertolucci;  al piano sequenza rivelatore con cui s’apre Abbasso il zio, di Bellocchio. Ai volti rapiti dall’incanto in Bambini al cinema, di Maselli; l’arcaica incolpevole miseria in Le streghe di Pachino di Ferrara; la resistenza di braccia al lavoro contro l’accanimento dei venti, in Cossyra di Vancini. Testi di  Pasolini con le vivide, assolate immagini di La canta delle marane (Medaglia d’Oro al Festival dei Popoli, 1960) e il nero chiuso e profondo in Stendalì, della Mangini.

     Viaggio, in quattro giornate, che inizia con voci off, quasi senza dialoghi ( troppo costoso il sonoro). Pregio - difetto, che mette alla prova, in cui una sola battuta può far spalancare gli occhi. Per gradi, nei documentari successivi (Gandin, Nelli, Di Gianni, Taffarel, Lorenzini e Cerchio), i protagonisti recuperano  parola e consapevolezza, oltre a essere guardati guardano a loro volta attraverso la macchina da presa.

Cammino che, oggi in televisione, cambia ancora di segno, con intervistati che si fanno attori-registi, inscenando personali immagini di realtà/verità, che scimmiottano quelle fornite dala stessa TV. Anche in questo raffronto col passato sta la preziosità di un lavoro etnografico  antropologico, che mostra sguardi, forme filmiche, generi, riallaccia i fili della riflessione storica, della critica filmica, dell’esperienza sul campo attraverso le videointerviste a Paul Ginsburg a  Roberto Silvestri e ai registi  Maselli, Vancini, Ferrara. Ricerca di memoria nel vasto materiale della memoria.

 

Silvana Matozza

                                                                                           

Articolo pubblicato sulla rivista cultura e spettacolo Vespertilla, anno III n°6 – Novembre/Dicembre 2006

 

 

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