Impressioni Jazz " Il Rabdomante" (2006) di Fabrizio Cattani Recensione
FELICE E IL DONO DELL’ACQUA
IL RABDOMANTE
Certe volte la cerco io ( l’acqua), altre volte mi chiama lei. Io so ascoltarla… La rabdomanzia di Felice, più che il parascientifico, evoca la poesia, la capacità di porsi in sintonia con un elemento, ascolto e dialogo. Un rito ancestrale in cui le mani diventano strumento di percezione visiva e intima, in una totale immersione dei sensi, fino alla fuoriuscita di un’acqua liberata.
Scena clou del film di Fabrizio Cattani, carica di effetto emotivo e grande impatto di immagine, in cui il danzatore Felice, non più lo spostato del villaggio, assurge all’imponenza di antichi saperi. Il dono magico in una terra dall’aridità struggente, il rabdomante lucano lo regala alla propria comunità che nei secoli ha imparato a conoscere l’immenso valore dell’acqua. Ma anche altri, e per motivi assai diversi, non lo ignorano affatto…Il boss pugliese del business dell’acqua, Cintanidd… coi suoi scagnozzi, antagonista naturale, portatore dell’opposta filosofia dell’accaparramento contro il quale il diverso Felice finirà inevitabilmente per scontrarsi. Ma prima, ci sarà un altro incontro, forte come una salutare ventata d’aria leggera, che darà senso e segno a una storia dai toni delicati, commoventi e spiritosi: con la bella Harja (Andrea Oswart), giovane dell’est europeo, incinta e in fuga dal suo padrone, amante più che innamorato. “ In qualche modo, pensiamo anche di aver sdrammatizzato quella che è una realtà… Noi siamo un po’ un punto franco da questo punto di vista, però abbiamo sempre più una presenza malavitosa che opprime i nostri contadini”dirà nell’intervista dopo la proiezione lo stesso Zullino, straordinario interprete del Rabdomante e co-sceneggiatore (con C. Laudani e Cattani). “Adesso siamo reduci da un inverno molto piovoso ma in Basilicata ci sono stati tre anni di assoluta siccità, in cui l’acqua veniva pagata fior di quattrini.” Un film fortemente legato al suo territorio d’origine, la Murgia Materana, che nasce dal suo corto Arturo del ’98, e in cui anche nomi, figure, quasi sempre sono reali. “Quando abbiamo scritto il film abbiamo pensato proprio a due personaggi veri, Zi Lillino, una persona con cui ho un rapporto d’amicizia forte da venti anni, e Costanziano, che poi nel film è una sorta di patrigno, che mi ha insegnato il dono dell’acqua… Il personaggio di Ninì Cintannidd, nella realtà… io l’ho denunciato, il processo è finito quattro mesi fa con una condanna a 15 anni…“. Nel ruolo dell’inviso boss si è cimentato il bravissimo e credibile Riccardo Zinna, anch’egli presente al festival. Per le musiche Luis Siciliano ha composto temi che evocano antichi misteri. Tutti i partecipanti al film ne sono co- produttori, secondo la formula “The coproducers”. Geco film fest. Castel Sant’angelo. Roma 2008
Silvana Matozza, Guido Bonacci
Articolo pubblicato sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno V n° 4 - Settembre/Ottobre 2008