Impressioni Jazz " I am from Titov Veles " (2007) di Teona Strugar Mitevska Recensione
QUANDO L’ECONOMIA DETTA IL CAMBIAMENTO MA NON INSEGNA A VOLARE
JAS SUM OD TITOV VELES ( I AM FROM TITO VELES )
A Titov Veles, oggi solo Veles, polo industriale dell’ex repubblica iugoslava di Macedonia, sorta di baluardo in zona di confine tra Macedonia e Grecia, è la vita di tutta una città a scorrere in sospensione. Tra rovine del passato ed ecatombe del presente, tra una fabbrica obsoleta in dismissione e la sua montagna di residui di piombo. Dove neanche l’aria è salvifica, non spazza via le nubi per nuove avventure ma si fa cappa che sparge piombo e mina inesorabilmente i corpi. In discussione non è se si morirà ma semplicemente quando, mentre disoccupazione, nuovi arricchimenti e nuove povertà, frutti incontrollati della neo politica liberista, azzerano e dissolvono le resistenze umane e culturali di una comunità che non ce la fa a sopravvivere. E’ a questo scenario quasi surreale, tanta è la sua crudezza e il suo stato di abbandono che ci conduce la bella e mite Afrodita (la brava Labina Mitevska, di Prima della pioggia, Benvenuti a Sarajevo, ecc.). Un girovagare muto, ma con occhi spalancati e pensieri limpidi: da sola, dopo la morte del padre (e la fuga della madre, anni prima, con un altro uomo in Grecia), cercherà di porsi a baluardo contro la disgregazione di ciò che resta della sua famiglia. Curando e prodigandosi per le due sorelle; la maggiore, Slavica (Ana Kostovska), operaia sotto metadone, in crisi d’età, alla ricerca di uno sbocco nel matrimonio con un ex operaio arricchito, e Safo (Nikolina Kujaca), la bella irrequieta che si dà da fare con gli uomini per una chance di vita in Grecia. Un piccolo mondo che tuttavia non si muove come vorrebbe Afrodita, in cui ciascuno andrà verso una propria via di fuga, perché il cambiamento sta nelle cose e nei diversi modi di essere. E la dedizione agli altri non potrà essere il suo antidoto alla solitudine, che è mancanza d’amore, di un sentimento lieve, forse di un figlio… Fuori il mondo è troppo duro, spoetizzato e mercificato, le persone non cercano come lei di correre leggere, quasi a volare, la magia, il mistero dell’altro non entra nelle relazioni umane, nei rapporti sessuali ridotti a quantificato esercizio fisico. Conflitto irrisolvibile per l’eterea ragazza che continua a tenersi strette le parti di sé che ama. Ma sua madre l’ aveva abituata a guardare dall’alto la città, sulla collina, per respirare meno piombo, cambiando prospettiva… di grande impatto visivo e simbolico, la scena della sua salita al pendio trascinandosi l’armadio dei ricordi sulle spalle. Ispirato ad un fatto di cronaca, il film come la vita, mescola quotidianità, fantasia e sogno, mentre il concetto di realtà si allarga e li comprende.
Di Teona Strugar Mitevska, originale e visionaria regista ( sua anche la sceneggiatura) che ha fondato una società familiare di produzione cinematografica indipendente a Skopie. In concorso al Med Film Festival Roma 2008
Silvana Matozza, Guido Bonacci
Articolo pubblicato sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno V n° 5 - Novembre/Dicembre 2008