Impressioni Jazz           "Era maggio a Dagenham" (2010)       di Nigel Cole                  Recensione                logo Impressioni Jazz

ERA MAGGIO, A DAGENHAM…                                                                            

 foto di scena con Sheila Douglas e Eilenn Pullan, le due ex operaie della Ford-Dagenham  WE WANT SEX / MADE IN DAGENHAM

 

Se si apprezza il lavoro di Nigel Cole allora non si deve perdere quest’ultimo, riuscitissimo We want sex, film fuori concorso che ha appassionato il festival del cinema di Roma, mietendo applausi. E non tragga in inganno il titolo ( forse l’originale Made in Dagenham sarebbe stato più efficace!), che  spiritosamente e ammiccando elimina quell’ “Equality” finale dello slogan scritto sullo striscione dalle operaie della Ford in sciopero per la parità salariale. Un film raro di questi tempi, piccolo prezioso gioiello di simpatia e intelligenza, dalla sceneggiatura arguta e scoppiettante, del bravo Billy Ivory (BIFA nomination e premio migliore sceneggiatura al 21 festival du film britannique de Dinard). Ovviamente, nei toni della commedia, quella cara a Cole, mix di dramma e leggerezza, che contempla il lieto fine, nel segno dell’invenzione e del coraggio. Con personaggi, a loro modo, eroi, per caso e per passione, che si trovano  a sostenere, prima di tutto, una sfida con loro stessi. In  una storia di fantasia costruita su fatti realmente accaduti, in cui abbondantemente ricorrono i tratti peculiari del suo cinema: anticonformismo, solidarietà, desiderio di libertà e coraggio di osare, oppure le donne, una sola o meglio in gruppo, spesso mogli, ragazze adulte di ogni età, con mariti che sbottano un po’ ma sostanzialmente di vedute aperte e pronti a sostenere, o amici e/o innamorati che simpatizzano e condividono scelte. L’anno è il ’68, il mese è maggio, quello stesso della contestazione degli studenti francesi della Sorbonne. Qui siamo nei sobborghi di Londra, nella Dagenham dell’Essex, agglomerato d’immigrazione sviluppatasi intorno al polo industriale della Ford Motor Company; filiale inglese dello storico marchio d’auto di Detroit, di quell’Henry Ford innovatore, che rivoluzionò il mondo della fabbrica,  al cui nome si legheranno imprescindibilmente termini quali: catena di montaggio, taylorismo-fordismo, pagamenti rateali… E’ la più grande fabbrica automobilistica d’Inghilterra, quarta del mondo, in cui sono occupati 55.000 operai; i maschi, tutti nei moderni impianti, mentre le 187 femmine,  ancora nell’asfittico degradato stabile del 1920. Sono le addette alla cucitura delle tappezzerie che già , in quanto donne,  percepiscono un salario ridotto rispetto ai colleghi maschi e che ora, con improvvisa e immotivata decisione, l’azienda declassa ad operaie non qualificate. La classica ultima  goccia che fa traboccare il vaso! L’inedita e spontanea lotta di queste lavoratrici per riconquistare dignità, giustizia e salario sarà il tema che il film svilupperà, seguendone il percorso nei suoi venti giorni di durata. Un’estenuante prova di forza, tra fatiche,  sconforto e determinazione, che queste pionieristiche donne si troveranno a sostenere su più fronti, dentro e fuori la fabbrica; nel sindacato, in famiglia come nell’ambiente sociale e culturale della fine degli anni sessanta, diviso tra spinte al cambiamento e resistenze, contro maschilismo e ruoli sociali consolidati. Stupendamente recitato da tutto un cast capace di  sprizzare credibilità (molti gli attori di provenienza anche teatrale, come nel   lontano parente Full Monty), uno spaccato di vita che corre rutilante senza perdere mai la misura. E  un interessante modo di dar luce e risonanza a fatti semisconosciuti e/o dimenticati, nonché alle stesse animatrici ancora in vita di quella lotta che, trasformatisi in corso d’opera in richiesta d’uguaglianza salariale, getterà le basi per l’Equal pay act del 1970.

Jaime Winstone as Sandra, in "We want sex"  lo sciopero delle operaie Ford - Dagenham per la parità salariale  Le tranquille signore che col racconto della loro storia in un programma radiofonico, ispirarono l’idea del film, collaborandovi poi, e alle quali Cole rende omaggio, anche fotografico in chiusura della pellicola. ( standing ovation  dal pubblico di Santa Cecilia per  Sheila Douglas e Eilenn Pullan, le due ex operaie-scioperanti che hanno accompagnato la proiezione romana)

 Ma questo film ha  uno scatto in più. Con disinvoltura e mantenendo sempre un afflato corale, felicemente trasborda i temi dell’impegno civile nei toni d’una commedia appassionata e combattiva. Sorta di equilibristica coniugazione del suo ultimo Calendar Girls con il free cinema alla Ken Loach. Ci si potrebbe chiedere quale sia oggi l’attualità di un film sugli anni settanta, in uno scenario di  globalizzazione e crisi economica che ha stravolto e spazzato via ogni equilibrio preesistente. Lo si potrebbe anche considerare velleitario, visto che più che ottimistica, la realtà sta assumendo toni altamente tragici. E potrebbe essere vero se oggi non ci fosse più discriminazione per le donne, se potessero tranquillamente avere bambini e conservarsi il posto di lavoro, se i meriti fossero riconosciuti senza bisogno di quote rosa, se conciliare famiglia e lavoro non fosse più un problema, se le donne venissero rispettate in quanto tali, senza schiacciamenti e immiserimenti di ruolo, se lavoro nero e sottopagato, assenza di garanzie come di regole, per le donne, e non solo, fossero appena un ricordo del passato… Un elenco che potrebbe continuare e la dice lunga sugli elementi di attualità che questo film ci consegna.  

Per esempio, pensando al caso Ford-Dagenham. Un’azienda che anche quando lo sciopero si allargherà e finirà per bloccare la produzione (senza fodere ai sedili non c‘è auto finita), non ci pensa due volte ad usare la carta della chiusura, per delocalizzazione,  pur di non scendere a patti. Eppure lì non c’era la crisi. Non ancora. Erano anni d’espansione economica, di una società consumistica in un mondo in fermento al quale lo stesso management della Ford guardava con interesse. L’aveva previsto anche nel target di vendita!  Certo non guardava alle proprie operaie ( alle quali riduceva lo stipendio), ma alle giovani contestatrici di Carnaby street, si;  come ben si evince dallo  spot  pubblicitario Ford,  che il film giustamente  propone in una delle scene iniziali.

Noi comunque queste lavoratrici le conosceremo bene, come le condizioni di lavoro nel fatiscente stanzone dal clima soffocante in cui sono stipate, tra una macchina da cucire e l’altra; dove d’abitudine entrano e prima di mettersi lavoro,  si svestono.

Dettaglio quanto mai realistico, che ricorda immediatamente altre operaie in sottoveste, quelle tedesche di un’altra fabbrica, in cui negli anni 70, Elke Sander con un espediente riuscì a fare i sopraluoghi, consegnandoci infine lo splendido film, Un premio per Irene.

Bob Hoskins (BIFA Nomination Best Supporting Actor ) as Albert, sindacalistaAmbienti lavorativi entrambi insalubri, con la medesima collocazione spaziale, sempre in basso.  Nella fabbrica tedesca vedevamo la direzione che impartiva gli ordini dall’alto, qui, è il bravo Bob Hoskins (BIFA Nomination Best Supporting Actor ), il sindacalista-alleato delle macchiniste che per comunicare con loro ogni volta scenderà le scale (puntualissima la sua battuta sulla madre ammalatasi in quello stesso locale!)…  E anche se non si tratterà della stessa scalinata della Ford di quarantatrè anni fa , che non esiste più, è comunque quella d’analoghi  locali dismessi dalla Hoover, in Galles. Luogo in cui il film verrà realmente girato, puntando alla massima credibilità d’una ricostruzione storica; con molte persone a vario titolo legate al mondo della Ford- Dagenham, come lo stesso Cole, o la bravissima Sandie Show, la cantante scalza, di Dagenham, che per un periodo lavorò anche alla Ford, alla quale è demandata la sigla d’apertura del film, col suo Made in Dagenham… Ma questo film è denso di dettagli stimolanti e interessanti, come di personaggi felicemente calibrati. A cominciare dalla protagonista, la sensibile, dimessa e temeraria Rita O’Grady (Sally Hawkins ) che capeggerà la lotta ( nella realtà ce ne fu più d’una e, come sostiene lo stesso Cole, Rita è un personaggio di sintesi. Eccessiva disinvoltura ai fini della gestione di un plot complesso?! ) O la  bravissima Miranda Richardson, che impersona Barbara Castle, la battagliera donna- alleata, ministro del lavoro del governo Wilson. Elemento chiave della storia che infine dirimerà la controversia, per di più al rialzo ( Entusiasmante il gioco di battute sulle percentuali di aumento!). Mentre in fuori gioco ci sarà la giovane Sandra (Jaime Winstone ), attratta dalla Swinging London, che vorrebbe fare la modella e del lavoro in  fabbrica, come si direbbe in romanesco, non glie ne po’ frega’ de meno; però è lì, una tra le più esposte, pronta a pubblicizzare la causa… E una fabbrica che resterà sempre il perno su cui ruoterà l’intera storia. Tra materiale di repertorio e colonna sonora ad aggiungere  respiro allo spirito di cambiamento di un’epoca.

Insomma, una commedia che comunque la si guardi fa riflettere: perché è all’insegna della solidarietà (tra donne, e tra i generi!) che questa lotta  finirà per confrontarsi con la maggior istanza della sinistra al potere; perché al sessismo privilegia il femminismo, perché viene dall’Inghilterra della rivoluzione industriale e dei diritti; perché ripropone il come eravamo, alle donne inglesi ma non solo, e non solo alle donne, mentre è al da dove veniamo, domanda sottesa del presente, che  offre risposta.

Non resta che augurarsi che, come un volano, We Want sex, possa trasportare anche nel cinema italiano la voglia di riaccendere luci sui Made in Italy dimenticati della nostrana storia passata, nonché presente.

     Daniel Mays as Eddie, il marito di Rita Sally Hawkins as Rita, la leader delle operaie della Ford-DagenhamRosamund Pike as Lisa, la moglie del Boss della Ford-Dagenham Il regista di "Made in Dagenham", Nigel Cole.                      Made in Dagenham. una scena del lavoro delle donne alla Ford"We Want sex" (2010) un film di Nigel Coleil boss della Ford_DagenhamWe want sex ( or. title: Made in Dagenham)

 

 Silvana Matozza

 7 Febbraio 2011

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