Impressioni Jazz        " Piccoli ladri"     (2004)  di    Marziyeh Meshkini                         Recensione                         

UNA FAVOLA CHE FINISCE MALE,  A  KABUL                                                 logo Impressioni Jazz

                                                                                                                                                                                     Piccoli ladri ( 2004) di Marziyeh Meshkini.                                                                        

                                            PICCOLI  LADRI  (Sag-haye velgrad ,Stray dogs, 2004)  

     Afganistan dopo guerra. Kabul. Desolazione, miseria sono nell'aria, si respirano in tutto il film.  A partire da quelle montagne di immondizie che di primo mattino si popolano di giovanissimi. Ragazzi di strada che bivaccando e rovistando tra i rifiuti cercano di  sopravvivere. Come Gol Ghoti  e   Zahed, sorella  e fratello. Due “ prigionieri di notte”, praticamente privilegiati! Né orfani di guerra, né abbandonati, figli di carcerati. Bambini che all’imbrunire, quando la vita a Kabul diventa più rischiosa, possono contare su un tetto sotto il quale dormire, in cella, con la madre. Al  caldo dell’affetto part-time e dei pochi rifiuti combustibili che si trascinano appresso. Anche se, causa soppressione di tale  regolamento, non potrebbero più farlo, i due se lo devono conquistare sera per sera, tra  pietosa benevolenza del secondino che  li lascia sgattaiolare dentro, e incerta mutevolezza del domani. Sorta di inconsapevole lotta contro il tempo, mentre quotidianamente si preoccupano per le sorti della madre: Finita la guerra, senza notizie del marito per cinque anni, la donna in stato di indigenza, aveva contratto nuovo matrimonio. Ricomparso in carcere il primo marito, ex talibano, seppur già morto il secondo,  l’”adultera”  rischia la lapidazione, a meno che  lui non  si risolva a perdonarla. I figli ce la mettono tutta: una spola per e dal carcere, in visita al padre recalcitrante alla clemenza che estenuerebbe chiunque, ma non loro. Bambini adulti, fin troppo responsabili, che come una litania, ripassano frasi suggerite dalla madre, si interrogano a vicenda. La sorellina, mandata avanti, per intenerire, accattivante col bel visino, sa che deve salvare madre, sé stessa, fratello da un destino ingrato. Sotto una lieve coltre di quotidianità, sicuramente una delle parti più vere, sottili e struggenti del film! Nella normalità di un paese occupato, rinserrato, all'insegna dell'ognuno s'arrangi come può, in cui  tra l'indifferenza di adulti e coetanei, i due fratelli cercheranno di sopravvivere a freddo e fame. Portandosi dietro un altro randagio par loro; il cagnolino Twiggy,  sottratto al linciaggio di altri ragazzi di strada. Neppure una cattiveria, se paragonato alla violenta cupezza che un folto gruppo di adulti allo sbando sprigionerà assistendo a un combattimento tra cani. Quando la loro stessa solidarietà verrà minacciata, i due bambini perderanno forza, smarriti nella solitudine e disperazione della strada, e l'amara favola post bellica  troverà il suo  crudo epilogo.

Film duro, senza speranza: in un mondo ove nessuno ha più lacrime per nessuno, visto attraverso gli occhi di Gol Ghoti e Zahed, ragazzi di strada nella vita, che recitano come consumati attori della fiction,  nel fotografico nitore di Ebrahim Ghafouri ( Viaggio a Kandahar ). Film che si richiama al neorealismo,  rimanda al dopoguerra italiano, rende un omaggio esplicito al Ladri di biciclette, di Zavattini - De Sica, e implicito a Roma città aperta, di Rossellini - Amidei, con cui emblematicamente chiude. Opera seconda, scritta e diretta dall'iraniana Marziyeh Meshkini. 

                                                                                               Piccoli Ladri ( locandina)

  Silvana Matozza

  Articolo pubblicato sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno II  n° 10 - Novembre.2005

 

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