Impressioni Jazz
" RCL. Ridotte capacità operative "(2010) di Massimiliano
Carboni
Recensione
CON PAOLO ROSSI, A POMIGLIANO, ALLA RICERCA DELLA CLASSE OPERAIA
RCL – RIDOTTE CAPACITA’ LAVORATIVE
Sopralluoghi per un film
Vede bene forse Paolo Rossi quando per un film sugli operai di Pomigliano D’Arco non può che pensare al genere della fantascienza. Con ancora nella mente e negli occhi lo strepitoso successo di Avatar e a partire da quella stazione avveniristica, imprevedibile capolinea di un lungo scorrere di case-dormitorio disseminate intorno al polo Fiat, in cui sbarca con la sua troupe . E più si addentra in quella Pomigliano fantasma, città sospesa e in attesa, in cui solo treno e macchine scorrono per non si sa dove, più il suo film visionario prende corpo. 3D, effetti speciali, astronavi, icone popolari, Marx, il Vesuvio… tutto si affastella e si compone per quella immaginifica epica di liberazione operaia che vagheggia, nel segno del surrealismo civile.
Sopraluoghi per un film, recita il sottotitolo, perfettamente in linea con l’idea. Istant film alla ricerca della classe operaia. Vera e propria incursione sui luoghi di quella che fu una roccaforte operaia, la Forte Apache degli indiani, come sottolineerà Paolo Rossi tanto per rimanere in tema di epopee, all’indomani di quel referendum del 22 giugno 2010 sull’accordo non siglato dalla sola FIOM (62,2% di Si), che legittimerà la linea vincente dell’amministratore delegato FIAT, spalancando le porte alla nuova era di contrattazione e diritti. Indagando tra i segni ( solo scritte d’amore sui muri, fedele in preghiera davanti alla statua di un santo…), tentando improbabili coinvolgimenti dei passanti (pochi in realtà disponibili a dire la propria), entrando in contatto con cittadini eminenti; il sindaco- medico, di destra, che vagheggia su patologie e miglioramenti ergonomici delle postazioni, ma poi dichiara di non conoscere il lavoro alla catena di montaggio; il prete sudamericano, che capisce le fatiche e tuttavia finirà per parlare di operai giovani predisposti alla catena di montaggio, suscitando la puntuale battuta di Rossi Ma chi è predisposto?!... E sarà quando si avvicinerà maggiormente ai lavoratori, in quelle palazzine viale Alfa Romeo, che si capirà qualcosa in più della loro vita. Col sindacalista della FIOM, che qualche coordinata su referendum, globalizzazione e guerra tra poveri non teme di indicarla. E ancora, nella stessa cena con gli operai dove tra pizza e tammurriata le idee scorrono chiare e vanno dritte ai problemi, non solo della fabbrica ( analoga capacità di confrontarsi criticamente con i problemi della società in cui si è immersi che si ritrova in certi documentari-inchieste anni sessanta).
Apparentemente una passeggiata, quattro chiacchiere, una scalcinata troupe (Emanuele Dell’Aquila, Alessandro Di Rienzo, Davide Rossi, Daniele Maraniello, Biagio Ippolito ), tante pause… eppure il tempo giusto per respirare il clima della città (montaggio Sara Pazienti, musiche Gruppo operaio). Per il capocomico Paolo Rossi che mentre gioca tra realtà e finzione, cinema e teatro, con leggerezza dissacrante e precisione certosina, prova a smontare pezzo per pezzo, disvela e mette a nudo ciò che si vorrebbe essere dato per acquisito; dagli operai fannulloni e assenteisti alle malattie vere causate dai ritmi della catena di montaggio, a quegli RCL del titolo, lavoratori-pezzi usurati ma ancora utilizzabili mandati, insieme ai sovversivi, in uno stabilimento a parte, nella Cayenne di Papillon. Rispolverando l’alienazione e approdando ai sacrifici, causa crisi, per il bene comune e con tanto di ottimistica adesione al sentimento di squadra. Passando per limitazione al diritto di sciopero e aumento dei carichi di lavoro, con salvaguardia della salute dei lavoratori demandata allo scientifico sistema Ergo UAS, che solo a documentarsi un po’, pensare subito a Tempi moderni sembra il minimo… Ovviamente della possibilità di documentare il lavoro alla catena di montaggio, neanche a parlarne. Negli anni 60 industriali orgogliosi della loro intrapresa, tra innovazione vincente e produzione di massa che si affacciava sul mercato a prezzi accessibili per i più, erano ben lieti di mostrare i loro successi, di spalancare le porte delle loro aziende. ( sebbene anche allora, come ricorda Cecilia Mangini in merito al suo interessantissimo documentario Essere donne (1964), l’attenzione alla figura del tempista col cronometro, era immagine assai poco gradita ). Oggi invece il lavoro viene nascosto tout court. Probabilmente c’è ben poco da esserne orgogliosi se sotto l’imperativo del diritto di proprietà privata, degli affari privati, si serrano le porte dei cancelli alle telecamere. E lo sa bene l’intrepido Paolo Rossi che dopo l’esilarante tormentone del pensa a una scala mobile, dovrà ricorrere all’espediente del paradosso, per dare almeno un’immagine di cosa significhi lavorare in linea… ma è solo un’idea, appunto… Mentre a degna conclusione di quel suo fantascientifico sogno epico infranto, non gli rimarrà che la rituale invocazione, e a chi meglio dell’insuperato Chaplin?!
Da un soggetto di Alessandro Di Rienzo. Sceneggiatura di Di Rienzo, Rossi e Carboni. Regia di Massimiliano Carboni. Torino Film Fest 2010
Silvana Matozza
20.06.2011 h. 18.38