Impressioni Jazz " Benvenuto Mr. President " (2004) di Pjer Zalica Recensione
Gori Vatra, Au feu, Fuse… La miccia che accende l'ottimismo in un paese della Bosnia-Erzegovina post-guerra.
BENVENUTO MR. PRESIDENT
Bosnia-Erzegovina. Tešanj. 1998. La pace mette fine all'atrocità della guerra ma non è sinonimo di normalità. Rimangono nella terra e nelle persone, ferite e devastazioni profonde che non si risolveranno per incanto. Di questo il film ci avverte da subito e ci coglie alla sprovvista. Ci sembrava già routine quel mattutino giro in macchina che il ragazzo pompiere, Faruk, percorreva con l'amico collega, portando aiuto per piccoli danni alle abitazioni civili. Le sue parole parlavano dell'oggi, dolori e speranze da realtà di dopoguerra e ci faceva anche piacere vederlo mentre si fermava davanti alla casa di una sua amica, quasi fidanzata serba, profuga in Germania e appena ritornata. Lei era bionda, allegra, gli andava incontro sorridente e noi pazientemente aspettavamo l'abbraccio, il bacio... Invece, scoppia una mina, una delle tante invisibili ancora sepolte nel territorio che, mortifero regalo post-bellico, fa saltare in aria casa, ragazza e sogni. E salta anche tutta la nostra tranquillità di spettatori.
Il giovane Faruk ( Enis Bešlagic´ ), dovrà allargarsi ancora le spalle e andare avanti con quel che resta della propria famiglia. Di suo fratello, Adnan (Feda Stukan), si sa che è morto in guerra. Suo padre, Zaim (Bogdan Diklic´ ), se ne sta seduto ogni sera al chiaro d'una fascinosa luna piena, per parlare col fantasma del figlio, che il suo cervello sconvolto preferisce immaginare prigioniero chissà dove. Mentre sua sorella, Azra ( Ana Vilenica), se ne va a convivere col galoppino di un nuovo capetto del paese che, in combutta con l'altrettanto nuovo capo della polizia, gestisce tratta delle bianche, prostituzione e traffici vari. C'è poi Hitka (Asna Žalica), la fidanzata-vedova di Adnan, cantante serba. Ritornata a vivere nella propria abitazione, mal tollerata dai mussulmani amici di sempre, ma non da Faruk che si recherà a farle visita: da lei saprà che il fratello è stato ucciso mentre stavano scappando insieme. E un tempo c'era sua madre; che vedremo solo alla fine, in un dipinto su un muro; testimonianza di una famiglia unita che oggi non esiste più.
Destino pressoché analogo per Tešanj. A due anni dalla pace, la pittoresca cittadina bosniaca a malapena si barcamena in una vita quotidiana sempre più asfittica. Poi, di colpo, una surreale notizia: il Presidente degli Stati Uniti, Clinton, ( Chi, il cantante rock? ) arriverà in visita per "accettare" l'onore di diventare cittadino e padrino della municipalità. (Dev'essere qualcosa che ha a che fare con le elezioni…).
Battute a parte, le speranze per un futuro di benessere accendono un po' tutti. Ma c'è un ostacolo. Manca l'integrazione etnica. Non importa, se la inventeranno. E la corruzione? La occulteranno. Tešanj sembrerà un modello di democrazia. In soli sette giorni? Con i supervisori USA fra i piedi? Vorrà dire che dovranno mettercela proprio tutta. E finisce che ci crediamo pure noi, disponibili a ridere di cuore, alle tante acute gags, senza il timore di essere irriverenti, in quel mix di tragico e di comico che si rivelerà la piccola cittadina in lotta con il tempo. Tra sindaco mussulmano che in mancanza di pompieri serbi, li chiederà in prestito al "nemico" collega del paese limitrofo; zingari affittati per rimpinguare la scalcinata banda musicale; la cantante Hitka diventata adesso gratissima; una bandiera americana a stelle rosse anziché bianche; prostitute da riciclare in serafiche promotrici d'un neonato centro d'amicizia tra serbi e musulmani… E per il vecchio ma bellicoso ex militare, padre di Faruk, che torna alla carica con la storia del figlio che non è morto? Non c'è di meglio che dirottarlo verso quella sua fantomatica prigione in cui s'illude di trovare il figlio; per la quale, Zaim, da solo e armi in pugno, si metterà in cammino, andando giù, fin sotto terra, in una vecchia miniera abbandonata … Insomma, se il solo miraggio del denaro non basterà a pacificare tutti, né a far guardare più coraggiosamente oltre, verso quella luna spesso ricorrente nel film, la farsa sembra comunque reggere. Con qualche esito, forse, positivo; come nel caso dei due gruppi di pompieri, che da sponde opposte, ora, hanno almeno un'occasione per rincontrarsi e riparlarsi. Mentre il paese vestito a festa è pronto a dare il benvenuto al Presidente…
Il regista di Sarajevo, Pjer Žalica, ha girato numerosi documentari di guerra, ricevendo molti premi. Ora però, vuole parlare di pace ed è con un accorato desiderio di pace che si esce dalla visione di questo suo bel film. Seppur nel disincanto, e con un'attesa di "new deal" che rimanda ad un'altra: quella di Bienvenido Mr. Marshall, il film spagnolo di Berlanga ('52).
Benvenuto Mr. President, nel titolo originale Gori Vatra ( al fuoco), è il primo lungometraggio di fiction diretto da Zalica, che firma anche la sceneggiatura. Un'opera che sa sapientemente coniugare lo spirito balcanico con il neorealismo italiano e Altman; cinema che lo stesso regista dichiara di amare. E in cui il surrealismo dell'indimenticato Zavattini, ci sembra rivivere. Gli attori, professionisti e non, sono tutti di avvincente espressività. Ispirate di velata malinconia le musiche pop ed etniche del bravo compositore di Sarajevo, Saša Lošic´. Premiato con il Pardo d'argento a Locarno (2003).
Silvana Matozza
Articolo pubblicato sulla rivista cultura e spettacolo Vespertilla, anno I n°2 - Ottobre. 2004