DONNE E JAZZ / SFACCETTATURE DI UN’INVISIBILITA'
DONNE INVISIBILI- Teatro Palladium
La voce fresca e limpida di Rossana Casale, a tratti si arrochisce in un modo di cantare , di interpretare il jazz, che è grido e lamento. E a volte diventa un recitato che ricorda Kurt Weill.
Dentro atmosfere che su una scena minimale, fatta di luci, di buio, e poco altro (C. Piccioni), evocano tramite musica e testi, l’ambiente di jazz club fumosi, di abitazioni spoglie: emarginazione urbana, povertà, razzismo. Dove le donne dei musicisti jazz sono invisibili ma presenti; come dee africane dell’amore o come compagne dolenti e coraggiose; la “ bianca” moglie del celebre sassofonista Lester Young che non vede quasi mai il suo uomo, che si sveglia il mattino presto, per andare al lavoro, a pulire le case dei ricchi, mentre lui rientra ubriaco e si butta sul letto. Ma i pochi momenti insieme sono pieni di vitalità e allegria. Donne a cui Tiziana Foschi da voce e corpo, in un’alternanza di registri espressivi, attraverso monologhi bozzetto di un privato vissuto tra dolori e frivolezze, rabbia, lontananza e sensualità e liberatoria gioiosità. In adorazione e sostegno, per il proprio uomo, per quella sua musica che le fa vivere. Un mito, forse? Chissà. Comunque donne resistenti, perché sempre esposte alla volubilità delle intemperie; perché nella società razzista USA, pre e post-seconda guerra mondiale, sopravvivere non era certo uno scherzo. Ce lo ricorderà, la Casale con quel Strange fruit - strano frutto - che sta per linciaggio, evocando fantasmi di morte e di sangue, di segregazionismo, impiccagioni e K.K.K. Poetico disincanto che urla l’ingiustizia, brano del newyorkese ebreo e comunista Abel Meeropol, che con la voce di Lady Day diventò canzone- simbolo della protesta e della lotta afroamericana. Storia fatta di barriere, e ci sono tanti tipi di barriere, per i neri ma anche per i bianchi, e per le donne. Donne nell’oscurità, sotto i riflettori, o semplicemente in quella marginalità dell’anima dove ci trasportano struggenti brani indimenticabili; Mia Martini con Volesse il cielo, la siluette di Marilyn- Casale in My heart belong to daddy, Around Midnight o Summertime…. Spazio scenico e sonoro che si dilata e le abbraccia tutte, ciascuna con la propria autonomia, il proprio sound… Sottili equilibri nel fragore di un tempo distratto, che le lascia, nel profondo, incomprese. Ma sempre alla ricerca di esprimersi e comunicare la poesia che hanno dentro. Sul palco del Palladium l’amicizia tra donne, tra cantante, attrice e l’autrice dei testi, Cinzia Villari . E la complicità di un jazz-quartet , canonicamente al maschile, sostenuto e coinvolgente ( L. Bonafede, A Mella, E. Zirilli e R. Regis), tra incalzanti riff, una batteria che si fa ritmo d’africa e tamburo di guerra, la voce di un sax evocativo e dialogante… E alla fine, nel bis, è quasi una jam.
Silvana Matozza, Guido Bonacci
Articolo e photo pubblicati sulla rivista di cultura e spettacolo Vespertilla, anno VI n° 1 - Gennaio/ Febbraio 2009
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