Testaccio Art of Jazz Big Band
Feat Vince BenedettiVilla Celimontana Jazz 2005 Vai alle altre photo dell'evento
Anche quest’anno Villa Celimontana e i suoi suoni. Il festival curato da Gianpiero Rubei apre il percorso intenso e multicolore: big bands, jazz-funk, blues, jazz elettronico, jazz e performances teatrali, jazz tango, jazz brasiliano, e jazz da Slovacchia, Danimarca, Svizzera, Finlandia.
Il concerto inaugurale è insolito. Un’ orchestra che nasce da una scuola di musica. La Testaccio Art of Jazz Big Band riunisce insegnanti della Scuola di musica Popolare di Testaccio e musicisti già affermati o che stanno iniziando la loro carriera professionale, e tutti provenienti da quelle aule. Ospite d’eccezione Vince Benedetti, grande pianista e arrangiatore statunitense ( ha suonato con Chet Baker, Roy Eldrige, Dizzy Gillespie, Dexter Gordon, Archie Sheep ma l’elenco sarebbe ancora lungo), che collabora con la Band dal 2001. I due ideatori di questo gruppo intergenerazionale , Claudio Pradò e Angelo Schiavi, erano uno alla direzione d’orchestra, l’altro al sax. Insieme a Piero Cacace, Carlo Conti, Luca Rizzo, Francesco Damiani. Trombe: Fernando Brusco, Tiziano Ruggeri, Marco Aglioti, Gaetano Delfini. Tromboni: Luca Giustozzi, Diego Ribon, Michele Moreschi , Julia Rogers. Enrico Bracco alla chitarra. Per la sezione ritmica, Mauro Nota, al contrabbasso, Andrea Nunzi, alla batteria, Vito Favara, al piano. Voce: Sonia Canonizzo.
Tra il pubblico molti ragazzi, forse studenti, che commentavano con competenza e allegria, ma soprattutto erano molto compresi, appassionati. Dal palco un pezzo della storia del jazz, la storia delle big bands, che riproducendo un assetto orchestrale simile a quello della musica "colta" proponevano uno stile nuovissimo e ballabile. Con dedica particolare a Count Basie, che dagli anni ’30 agli anni ’60 a tutto questo ha partecipato interamente. Proponendo molti celebri standards. In un percorso all’insegna dello swing, in cui Duke Ellington ovviamente, non poteva mancare. Mentre il suo " It don’t mean a thing if it ain’t got that swing" (non significa niente se non ha swing), ne suggellerà la chiusura.
Strano destino quello del jazz. Da musica popolare, innovativa, detestata dai benpensanti, a raffinato godimento per intenditori, espressione artistica resistenziale e di nicchia, poi, apprezzata dai giovani, che imparano ad ascoltarla e a suonarla. Genere che si rinnova senza trascurare il suo passato.
Villa Celimontana, pare in sintonia con l’entusiasmo che caratterizza il jazz italiano in crescita, testimoniando tutto questo, a inizio festival.Anche quest’anno lo spettacolo non sarà solo sonoro, la villa ospita contributi dalle arti visive.
L’installazione di Simone Zaugg, artista svizzera, ha incuriosito e ottenuto effetti imprevisti, come accade quando interventi nello spazio coinvolgono e spiazzano: 40 ventilatori in azione (Viale del Vento), illuminati in maniera suggestiva, come piante lungo i due lati di un vialetto d’ingresso.
Silvana Matozza, Guido Bonacci
Articolo pubblicati in Vespertilla. Periodico di cultura e spettacolo – Anno II n° 8 - Luglio 2005